Il crack della Comeco, gli ex operai si sono ancora rivolti ai magistrati: i primi sospetti quattro anni fa

 
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Gela. Un fallimento, quello della cooperativa metalmeccanica Comeco, che hanno sempre ritenuto piuttosto anomalo. Negli scorsi mesi un’altra richiesta. L’azienda, per anni, è stata tra le più importanti dell’intero indotto Eni, occupando oltre ottanta dipendenti. Già negli scorsi mesi, alcuni ex lavoratori hanno deciso, per il tramite del loro legale, di presentare una nuova richiesta sui tavoli dei magistrati della procura. Vogliono capire se l’indagine legata al crack della cooperativa sia stata avviata e se ci siano state ulteriori novità, anche dopo l’incendio di un capannone, utilizzato all’interno della raffineria Eni come deposito di documenti aziendali. I lavoratori, già in passato, avevano depositato un primo esposto ai magistrati, ritenendo che qualcosa non quadrasse nelle manovre che condussero alla liquidazione della Comeco e al successivo transito della gran parte dei soci-dipendenti al gruppo Eurocoop, oggi in amministrazione giudiziaria. Attraverso l’avvocato Cristian Peritore, i lavoratori hanno presentato la richiesta. Nei mesi successivi all’incendio del capannone, alcuni di loro vennero ascoltati anche dai militari della guardia di finanza, intenzionati ad acquisire ulteriori informazioni. Ad oltre quattro anni dal crack Comeco, in tanti ancora cercano di comprendere le cause della repentina crisi e della definitiva cessazione di ogni attività. 

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