Il furto dei mezzi e il “cavallo di ritorno”, in appello con il concordato chiesta una condanna ridotta per Parisi

 
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Immagini di repertorio

Gela. Tre anni e cinque mesi di reclusione per il cavallo di ritorno

che sarebbe stato imposto ai titolari di un’azienda edile locale.
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Il “cavallo di ritorno”. Mezzi e materiali rubati a fronte di una richiesta di denaro. In appello, davanti ai giudici della Corte d’appello di Caltanissetta, è stato avanzato il concordato proposto dalla difesa del trentacinquenne Nunzio Parisi, sostenuta dall’avvocato Davide Limoncello. In primo grado, l’imputato venne condannato a cinque anni e due mesi di detenzione.
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Per i pm, ci sarebbe stato lui dietro al furto subito dall’azienda e alla successiva richiesta di denaro. Ricostruzione sempre esclusa dalla difesa che ha messo in dubbio il ruolo di Parisi nell’intera vicenda.
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Con il concordato, già accolto dalla procura generale, arriva una riduzione di pena, che dovrebbe essere formalizzata in aula il prossimo febbraio. Nel procedimento, sono parti civili sia i titolari dell’azienda presa di mira sia l’associazione antiracket “Gaetano Giordano”, con l’avvocato Giuseppe Panebianco.

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