Inchiesta su bilanci del Comune, “mai pagati 14 milioni all’Ato”: Depetro a giudizio

 
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L'ex dirigente comunale Alberto Depetro

Gela. Un debito pesantissimo per le casse del Comune, che ad oggi non è stato coperto. L’Ato Cl2 in liquidazione, che attualmente mantiene la gestione del solo impianto di compostaggio a Brucazzi, non ha incassato circa quattordici milioni di euro, dovuti dal Comune. Palazzo di Città ha accumulato un debito, riferito quasi esclusivamente a conferimenti nella discarica Timpazzo e a servizi che non sono stati saldati. Fu l’ex commissario liquidatore dell’Ato, l’avvocato Giuseppe Panebianco, a presentare esposti, che hanno poi portato i pm della procura ad avviare una indagine, che ha inevitabilmente toccato i bilanci del municipio. A processo, c’è il dirigente dell’ente, Alberto Depetro. Secondo i magistrati della procura, non avrebbe autorizzato i pagamenti dovuti ad Ato, determinando un’omissione, che lo ha portato a giudizio. Ne risponde davanti al collegio penale del tribunale, difeso dall’avvocato Gianluca Gulino. Ieri mattina, proprio l’ex commissario Ato Panebianco ha risposto alle domande del pm Luigi Lo Valvo e della difesa del dirigente. Ha ripercorso una lunga cronistoria, fatta di fatture non coperte dal municipio e bilanci dell’ambito certificati. Le verifiche degli investigatori, condotte anche attraverso la guardia di finanza, hanno toccato il periodo fino al 2016. L’ex commissario Ato ha spiegato, tra le altre cose, di aver sempre provveduto a caricare tutte le fatture per i pagamenti nel relativo portale, fino ad accumulare un credito stimato in circa ventidue milioni di euro, poi ridotti a quattordici. “I bilanci Ato sono sempre stati regolarmente approvati e certificati – ha spiegato in aula – perché i quattordici milioni non sono stati pagati? Non saprei. Non conosco le procedure del Comune, ma ritengo che per un servizio obbligatorio come quello dei rifiuti dovrebbe sempre esserci una voce di bilancio, con somme disponibili. Altrimenti, se non si hanno le coperture, il servizio non si può fare. Mi veniva riferito che i nostri crediti non fossero certi, liquidi ed esigibili. Era impossibile, visto che i bilanci sono sempre stati regolarmente approvati, con tutte le certificazioni”. L’avvocato, tra le altre cose, ha spiegato che durante la sua gestione dell’Ato, Palazzo di Città autorizzò pagamenti per poche fatture e spesso attraverso acconti. “Alla fine – ha aggiunto – decisi di rivolgermi al tribunale delle imprese di Palermo, davanti al quale il procedimento, credo, sia ancora in corso. Chiedemmo di ottenere i quattordici milioni di euro. Poi, non me ne sono più occupato, perché dallo scorso anno non ricopro più il ruolo di commissario Ato”. Per la difesa del dirigente comunale, che fin dalla sindacatura Fasulo ha sempre coordinato il settore bilancio del municipio, in realtà gli ordini di pagamento per le fatture del servizio rifiuti sono in carico al settore ambiente e non a quello condotto da Depetro. E’ stato spiegato che il dirigente avrebbe sempre dato seguito agli obblighi previsti dalla normativa in materia, senza mai intralciare le procedure. Per il legale che rappresenta l’attuale dirigente comunale del bilancio, nella fase presa in considerazione dagli inquirenti Palazzo di Città probabilmente non avrebbe avuto a disposizione cifre tali per coprire i pagamenti. Panebianco, nella sua deposizione, ha inoltre ricordato che non si giunse mai ad una transazione. “Si trattò esclusivamente di una delibera di giunta, del gennaio 2017 – ha continuato – che però non ha mai avuto effetti per l’Ato”. Fu l’allora giunta dell’ex sindaco Domenico Messinese a tentare di chiudere un’intesa con Ato, che tra le altre cose prevedeva che il Comune si accollasse tutti i costi della gestione post mortem della vasca di Timpazzo, ormai satura, per un periodo di trenta anni, così da coprire i debiti contratti. Panebianco ha ribadito che quella transazione, rimase solo una proposta, nonostante i tanti incontri tecnici svolti. Ancora oggi, il tribunale delle imprese di Palermo deve pronunciarsi sul ricorso dell’Ato.

L’inchiesta che ha toccato i bilanci del municipio fu condotta attraverso consulenti, che analizzarono i conti dell’ente. Sono stati sentiti in aula e hanno confermato, almeno per il periodo 2012-2014, di aver accertato delle carenze. “L’ente aveva già piena contezza del debito contratto con Ato – hanno spiegato in aula – nel 2014, venne sanato il disallineamento tra saldo di cassa e disponibilità reale. Abbiamo riscontrato l’assenza di certificazioni per debiti-crediti verso le partecipate. Sono emersi disallineamenti dal 2012 e fino al 2014. C’era una non coincidenza con il saldo di tesoreria e molti debiti fuori bilancio non trovavano copertura nell’anno di riconoscimento. Mancava, inoltre, un elenco dettagliato dei contenziosi in corso”. Tutti aspetti che secondo i consulenti, nel periodo 2012-2013, non avrebbero permesso di rispettare il patto di stabilità, anche se non si arrivò mai al “deficit strutturale”. “Erano punti che furono segnalati dalla Corte dei Conti”, hanno aggiunto i consulenti. Altri testimoni, compresi alcuni ex amministratori, verranno sentiti a gennaio.

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