Indagine “Agorà”, traffico di reperti archeologici: in appello condanne confermate

 
0

Gela. Sono state confermate, con limitate riduzioni, le condanne che in primo grado erano state pronunciate nei confronti dei coinvolti nell’indagine “Agorà”. Sono accusati di aver avuto un ruolo in un traffico di reperti archeologici, trafugati soprattutto da siti locali. Martedì, in aula, davanti ai giudici della Corte d’appello di Caltanissetta, era stato sentito uno degli imputati, però assolto in primo grado. Nicolò Piero Cassarà fu toccato dall’inchiesta. Le accuse nei suoi confronti caddero e le difese degli altri imputati ne hanno chiesto l’esame. Poi, è toccato alla procura generale, che ha comunque chiesto la conferma di tutte le condanne, emesse dal collegio penale del tribunale di Gela. In primo grado, arrivarono quattro anni e tre mesi di reclusione per Simone Di Simone; tre anni e due mesi a Giuseppe Rapisarda; tre anni e un mese ad Orazio Pellegrino (accusato di essere l’esperto capace di stimare il valore dei pezzi); due anni ciascuno per Salvatore Cassisi, Nicola Santo Martines, Vincenzo Peritore e Mihaela Ionita; un anno e dieci mesi a Gaetano Di Simone e Vincenzo Cassisi; dieci mesi per Pasquale Messina; cinque mesi (con pena sospesa) a Giuseppe Cassarà; quattro mesi (con pena sospesa) ad Amedeo Tribuzio; tre mesi (sempre con pena sospesa) per Pietro Giannino. Tutte decisioni che per la procura generale erano da confermare. In base alle contestazioni, gli accusati sarebbero stati consapevoli del valore dei reperti archeologici e avrebbero partecipato ad operazioni di scavo clandestine. I reperti trafugati sarebbero poi stati immessi in una sorta di mercato nero. Contestazioni che in primo grado furono respinte dalle difese, che hanno impugnato le condanne.

Questa mattina, i difensori hanno concluso, chiedendo decisioni favorevoli per tutti gli imputati. Gli imputati sono rappresentati dai legali Davide Limoncello, Giovanni Cannizzaro, Maurizio Scicolone, Nicoletta Cauchi, Ivan Bellanti, Ivo Russo e Paola Carfì.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here