Iva evasa per oltre mezzo milione di euro alla Comeco, accuse all’ex presidente: “Il passaggio padre figlio peggiorò i conti”

 
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Gela. “Era un periodo di forti perdite di cassa per la Comeco. La cooperativa spendeva praticamente tutto quello che incassava solo per coprire i costi del personale e dei fornitori”.

Le difficoltà di cassa.  Questo il quadro finanziario descritto in aula, davanti al giudice Ersilia Guzzetta, sia dal liquidatore della società che dal commercialista che si occupava di gestire i conti del gruppo, per anni tra i più importanti dell’intero indotto della fabbrica Eni. A processo, c’è l’ex presidente della cooperativa Sergio De Cesare. Per i magistrati della procura, avrebbe evaso l’Iva, per l’anno 2009, raggiungendo un totale di oltre mezzo milione di euro. La coop fu successivamente costretta a chiudere i battenti, andando verso il fallimento. “Purtroppo, la crisi si accentuò – ha detto il commercialista della cooperativa – quando i soci decisero di autorizzare un passaggio padre figlio, con gli operai più anziani che lasciarono il posto ai figli, dotati però di pochissima esperienza. Spesso, era necessario assumere personale esterno per effettuare lavori che i nuovi soci non erano in grado di svolgere. Ovviamente, i costi erano elevati”. Per la difesa dell’imputato, sostenuta dall’avvocato Ignazio Raniolo, il mancato versamento dell’Iva sarebbe stato diretta conseguenza delle difficoltà di cassa della cooperativa. In sostanza, durante la sua gestione, De Cesare avrebbe dato priorità al pagamento delle spettanze dei lavoratori, di modo da avere comunque documenti di regolarità contributiva in linea con le richieste della committente Eni, comunicando l’impossibilità di saldare i pagamenti Iva, che nel 2009 superarono appunto quota 500 mila euro. Nuovi testimoni verranno sentiti alla prossima udienza fissata per giugno.

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