L’asse mafioso tra Gela e Niscemi, dopo le pesanti condanne Barberi, Musto e Rizzo pronti all’appello

 
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Gela. Si preparano ad impugnare il verdetto che li condannò, lo scorso maggio, ad un totale di trent’anni di carcere. L’asse Gela-Niscemi. Alessandro Barberi, Alberto Musto e Fabrizio Rizzo, per il tramite dei loro legali di fiducia, attendono che le motivazioni vengano depositate dal giudice del’udienza preliminare del tribunale di Caltanissetta Alessandra Giunta. Il magistrato, a conclusione del giudizio abbreviato, li ritenne colpevoli di voler riorganizzare il gruppo di cosa nostra lungo l’asse che da Gela porta a Niscemi. Alessandro Barberi venne condannato a dodici anni di reclusione; Alberto Musto a dieci anni e quattro mesi; Fabrizio Rizzo, infine, a otto anni e due mesi. I loro legali di fiducia, gli avvocati Francesco Spataro, Flavio Sinatra e Antonio Impellizzeri, contestarono in aula la ricostruzione fornita dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta. Esclusero l’esistenza di un nuovo clan, mettendo in dubbio le conclusioni investigative.

Le dichiarazioni dell’ex collaboratore Di Stefano. Tra i punti deboli delle accuse, secondo i difensori, il fatto che le indagini presero il via dalle dichiarazioni di Roberto Di Stefano, per alcuni mesi collaboratore di giustizia e, poi, arrestato e condannato a conclusione del blitz “Fabula”: accusato di essere inserito nel clan Rinzivillo. Dichiarazioni, quindi, che sarebbero state prive di valore. Per gli stessi fatti, altri tre arrestati nel blitz “Fenice” si trovano davanti al collegio del tribunale di Gela: Luciano Albanelli, Salvatore Blanco e Alessandro Ficicchia hanno scelto di farsi giudicare in dibattimento. Barberi, Musto e Rizzo avranno quarantacinque giorni di tempo dal momento del deposito delle motivazioni per presentare appello.

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