Lo Coco morto a Manfria, chiesta la conferma delle condanne per Gaetano Biundo e Rosaria Nicosia

 
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Gela. Condanne da confermare per Gaetano Biundo e Rosaria Nicosia. La morte nella villa di Manfria. E’ questa la richiesta arrivata dalla procura generale a conclusione della requisitoria del processo d’appello che si sta celebrando davanti ai giudici della Corte d’assise d’appello di Caltanissetta. I due imputati sono accusati di eccesso colposo di legittima difesa dopo la morte di Calogero Lo Coco. Vennero condannati in primo grado a cinque anni ciascuno di detenzione. L’uomo venne trovato senza vita all’interno di una villa a Manfria. Morì dopo una colluttazione scoppiata proprio all’interno dell’abitazione. Lo Coco era l’ex consorte di Rosaria Nicosia che, intanto, aveva scelto d’iniziare una nuova relazione sentimentale con Gaetano Biundo. La vittima avrebbe fatto irruzione nella villa per chiedere spiegazioni.

Per la difesa Lo Coco fu colpito da un malore. I difensori dei due imputati gli avvocati Maurizio Scicolone e Giuseppe Fiorenza hanno sempre escluso l’intenzione, da parte dei loro assistiti, di uccidere l’uomo originario dell’agrigentino. Lo Coco, stando alla ricostruzione difensiva, sarebbe stato colto da un malore: un rigurgito favorito da uno stato di salute piuttosto precario e da ipoglicemia alcolica. Prima che il procuratore generale formulasse le proprie richieste, in aula è stato sentito uno dei periti nominati dai giudici per valutare le possibili cause del decesso. Il docente universitario Paolo Procaccanti ha confermato che la morte si verificò per soffocamento. Stando alle accuse, Lo Coco non avrebbe retto alla pressione esercitata sul suo corpo da Biundo nel corso della colluttazione. Per i legali, invece, i due imputati si limitarono a difendersi dall’aggressione di Lo Coco. Proprio la difesa ha sottolineato la presenza di diverse incongruenze rispetto al contenuto delle valutazioni mediche e ribadito l’assenza di accertamenti sui fattori di rischio che, a causa delle condizioni di salute della vittima, ne avrebbero potuto causare il decesso. Adesso, spetterà proprio agli avvocati difensori Scicolone e Fiorenza esporre le proprie conclusioni davanti ai giudici nisseni. All’udienza del prossimo 16 dicembre, a concludere sarà anche il legale che assiste la famiglia Lo Coco, costituita parte civile. Già in primo grado, passò la linea dell’eccesso colposo di legittima difesa, sostenuta dai difensori degli imputati, che consentì a Biundo e Nicosia di ricevere un verdetto sicuramente più tenue rispetto all’eventuale contestazione d’omicidio.

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