Proroga accordo di programa, decreto fermo: Lorefice, “un’interrogazione al ministro”

 
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Il senatore Pietro Lorefice

Gela. Lo scorso settembre, era stato uno degli ultimi atti dell’allora governo Draghi. C’era voluta una lunga trafila per sancire la proroga dell’accordo di programma, per ulteriori trentasei mesi. All’ok però non sono seguiti passi ulteriori. Non è ancora chiaro infatti che esito abbia avuto la valutazione della Corte dei Conti, che si occupa di vagliare i provvedimenti, compreso l’accordo di programma per l’area locale. Troppe incertezze che hanno spinto il senatore grillino Pietro Lorefice a presentare un’interrogazione al ministro dello sviluppo economico Adolfo Urso, direttamente in commissione. “Ne avevo già presentate due al suo predecessore – dice Lorefice – ora, però, si esagera. Il decreto per la proroga risale a settembre e la Corte dei Conti normalmente ha sessanta giorni per esprimersi. Ad oggi, anche interloquendo con la segreteria del ministero mi viene detto che il decreto non è stato ritrasmesso. Non è accettabile che trascorra tutto questo tempo”. L’interrogazione è stata formalizzata. La proroga dell’accordo di programma era l’unica soluzione per impedire il taglio dei fondi destinati all’area di crisi complessa locale, circa ventuno milioni di euro (ammontare piuttosto esiguo rispetto alle vere esigenze e per un’aggregazione che ricomprende più di venti Comuni). L’accordo di programma si colloca tra i troppi strumenti istituzionali rimasti quasi del tutto incompiuti sul territorio. Avrebbe dovuto consentire investimenti alternativi a quelli di Eni, nella fase successiva alla riconversione green della fabbrica della multinazionale.

E’ rimasto praticamente lettera morta. Sono stati stanziati solo i fondi per l’avvio del progetto del packaging del gruppo Brunetti. Per il resto, null’altro. Sia la Regione che il Comune si erano già espressi favorevolmente sulla proroga, approvando gli atti previsti. Ora, ci si mette altra burocrazia e quasi a fine anno non si sa nulla del bando per le proposte di investimento, che è in capo ad Invitalia. I precedenti non sono confortanti, in attesa di qualche risposta dal ministro.

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