Redditi falsi per lavorare nei cantieri del Comune, una donna condannata: ha ricevuto più di 30 mila euro

 
0
Immagine repertorio

Gela. Condannata per aver percepito oltre trentamila euro pur non avendone i requisiti. Versati oltre trentamila euro. La decisione, diventata definitiva, è arrivata per un ex lavoratrice del programma dei cantieri di servizio. In base alle accuse, avrebbe ricevuto le somme per quattro anni consecutivi, dopo aver presentato documenti falsi che ne attestavano la disponibilità di redditi inferiori rispetto a quelli reali. A coprire le retribuzioni sono state le casse di Palazzo di Città. Il programma dei cantieri di servizio, infatti, venne istituito per consentire a disoccupati ed indigenti di accedere a periodi di lavoro pagati proprio dall’ente comunale per il tramite di fondi della regione. Le accuse hanno retto sia in primo che in secondo grado. La donna è stata condannata a quattro mesi di reclusione con pena sospesa. Il suo legale di fiducia, l’avvocato Nicola Martello, però, ha scelto di presentare ricorso in Cassazione.

Attività lavorativa regolarmente prestata. Al centro della decisione, soprattutto l’obbligo per l’operaia di restituire quanto percepito. Stando alla difesa, infatti, non ci sarebbero stati gli estremi per contestarle l’accusa d’indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato. Le prestazioni lavorative, infatti, sarebbero state regolarmente assicurate dalla donna. Quelle ottenute, quindi, non sarebbero semplici indennità percepite da indigenti, come nel caso del reddito minimo d’inserimento, ma vere e proprie retribuzioni per il lavoro svolto. I giudici di cassazione, però, hanno rigettato il ricorso, confermando l’obbligo per la donna di restituire quanto percepito. Intanto, i legali del comune hanno già provveduto ad avviare unì’azione civile per riottenere le somme versate all’imputata senza averne diritto.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here