Alta tensione tra sindacati ed Eni, fissato un consiglio di fabbrica: “Non escludiamo azioni di lotta”

 
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Gela. Un consiglio di fabbrica, fissato per il 25 novembre, al culmine di una fase di fortissima tensione tra le rappresentanze sindacali e i vertici locali di Eni. “Se servono più operatori, siamo disponibili al dialogo”. Nessuno, a questo punto, si sente di escludere possibili azioni di lotta, ad iniziare dalla convocazione di giornate di sciopero. Valutazioni che i segretari provinciali di Filctem, Femca e Uiltec faranno insieme ai lavoratori del diretto Eni ma anche a quelli delle altre società del gruppo presenti in città, a cominciare dalle rsu. Al centro della contesa, ci sono le strategie adottate dai manager del cane a sei zampe nella fase di passaggio definitivo alla raffineria green. I segretari Gaetano Catania, Francesco Emiliani e Maurizio Castania, già negli scorsi giorni, hanno lanciato messaggi poco “concertativi” verso i manager Eni. Lamentano soprattutto l’unilateralità delle scelte aziendali che starebbero mettendo a rischio gli operatori impegnati tra gli impianti della raffineria. “Vogliamo solo capire – spiega il segretario provinciale della Uiltec Maurizio Castania – che tipo di approccio vogliano adottare i responsabili della società. La riconversione green della fabbrica non può pesare solo sui 444 operatori rimasti. Crediamo che l’azienda si stia concentrando fin troppo sulla nuova fase produttiva, senza considerare che ci sono anche gli altri impianti da gestire e la necessità di assicurare agli operatori rimasti la formazione essenziale. Se le esigenze produttive fanno sorgere il bisogno di utilizzare maggiore manodopera, noi siamo pronti a dialogare. Non si può pensare, però, di ragionare solo in base ai numeri fissati sulla carta o nei cronoprogrammi. La sicurezza dei lavoratori non va mai messa in discussione”. Allo stato attuale, sono appunto 444 gli operatori rimasti in raffineria a fronte degli originari 1.143, dato riferito alla fase precedente all’avvio della riconversione green dello stabilimento di contrada Piana del Signore. I sindacati, peraltro, non escludono che gli stessi punti interrogativi si possano presentare nelle altre società del gruppo, a partire da Enimed. “Il sindacato – conclude Castania – si è sempre mostrato disponibile al dialogo. Adesso, però, Eni sta percorrendo una strada piuttosto chiusa alla trattativa. Piccoli passi sono stati mossi, ma serve un dialogo concreto. Al termine del consiglio di fabbrica, se non dovessero arrivare aperture dall’azienda, potremmo optare per azioni di lotta”.

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