(Di)scaricabarile

 
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Non so da dove iniziare perché , tornando a casa, ho circumnavigato il lungomare nella speranza di trovare la strada e ad ogni passo, ad ogni cambio di marcia, mi sembrava di sentire una voce che diceva

“io sono Pollicino, ho lasciato per te piccole mollichine di pane per farti ritrovare la perduta via”. Solo che, nella mia sorpresa generale, mi accorgevo che potevo mangiare solo quelle che non fossero in un senso di marcia diverso rispetto a dove fossi io.

Proverò comunque a scrivere in un senso che non sia inverso rispetto ai miei pensieri che – coi tempi che corrono – pure i pensieri hanno viabilità nuove e io di certo non vorrei una multa! Ebbene, mentre circumnavigavo la città e Pollicino mi era amico e nemico insieme ed ero atterrita dalla possibilità che di fronte mi si parasse l’assessore vestito da vigile urbano che al suon di “favorisca curriculum e patente“ mi chiedesse di accostare, guardavo il cumulo di immondizia che, evidentemente, è l’unico che non rispetta la nuova viabilità. Perché, lui sì che è ovunque, INDIFFERENTEMENTE!

Così, tra il vetro, la carta, i pannolini con la pupù Santa e un vecchio piano cottura che sapeva ancora di pasta “stricata casa casa” a ricordarci i sapori dei cibi preparati con amore dalle nostre nonne, ho iniziato a immaginare – non senza un dispiacere sordo per questa città e la parte buona che la abita -una conversazione tipo tra il Presidentissimo uomo che non sbianca Crocetta e un cittadino gelese a cui, a cascata, per amore di verità, si sarebbero aggiunti altri illustri partecipanti.

– “Ata a fari a differenziata, vata a convincere, dovete essere responsabili”, professa pio il Presidente

– “Saro, pifferaio magico, noi facciamo la differenziata, è solo che qualcuno dovrebbe venire a prenderla e portarla da qualche parte. Che ne è , esattamente, di quegli inceneritori che volevi far costruire o delle discariche?”

– “Un mi diciti nenti che c’è cavuru, passimi na sigaretta. Renzi! La colpa è di Renzi! Ssu Matteo un mi scuta, io non c’entro”.

E mentre lo dice lancia l’hashtag #matteotermovalorizzami!

Renzi- sentitosi chiamato in causa – così tuona. “Caro Rosario, ti avevamo consigliato di fare quattro grandi termovalorizzatori. Non è colpa mia, è colpa tua che non vuoi ascoltarmi”. Piuttosto, #rosariotermovalorizzamitu.

Insomma, la classica pioggia di retorica , che non serve mai a niente. A Roma, come a Palermo, come a Gela.

La discarica di Timpazzo, per esempio, oggi chiusa, è stata per lungo tempo il contenitore perfetto dei rifiuti provenienti da paesi limitrofi e non. Discarica che, magari, con un piccolo sforzo regionale dovremmo pensare di rimettere in funzione. Magari Presidente, tagli lei il nastro!

Oibò, illustrissimi trafficanti di magie e parole al miele, state giocando a palla avvelenata, e neanche bene, e la vostra pratica dello scarica barile, falsa quanto le extension di una donna, fa più puzza di quell’immondizia che vedo per strada ed è pure più velenosa perché nasconde, quella sì , la mancata differenza che avreste dovuto fare e non avete fatto. Di nuovo!

Presidentissimo della Regione Crocetta, Presidentissimo del Consiglio dei Ministri Renzi, Sindacissimo Messinese, tavolo tecnico, tavolo tecnico, tavolo tecnico. Sembrate folletti che saltellano senza meta con un’app in testa, programmata per ripetere a voi stessi sempre la stessa frase nell’illusione costante di poter dire “non è colpa mia, io glielo avevo detto!”.

Intanto, lì, tra cartoni di pizza con mozzarella di bufala e pennelli per tintura “rosso perfetto”; proprio lì, vicino a quel vecchio mobile stile liberty della nonna 140X90, insomma tra cumuli di cose vecchie che non servono più, che restano lì come prova della nostra inciviltà e della vostra indifferenza, ci sono anche le vostre parole cariche di niente, pericolose, vuote. E le vostre azioni, quelle mancate.

Ecostenibili, ecosolidali, catarifrangenti, fluo.

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