Il monologo recitato da Maria Giannone: “Sicilia stuprata da un re e mille uomini”

 
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Gela. 

In occasione della festa dell’0tto settembre a gela, sono state fatte diverse manifestazione nei vari quartieri della città. Giorno 5 in piazza Roma, si sono esibite alcuni gruppi canori, presentati da Maria Giannone molto conosciuta come attrice che oltre a presentare la serata si è esibita in un monologo che mi ha colpito per il suo contenuto storico culturale.

Non è facile ascoltare voci storiche che fanno riferimento alla nostra cultura cancellata o volutamente dimenticata per non fare torto ai piemontesi e tosco padani dei misfatti commessi contro il popolo duo Siciliano nel 1860. Il monologo così recitava: “da secoli odore di zagara e gelsomino, di salsedine e stoppie, di timo e di pino, di pioggia e di polvere. In primavera mi vesto di fiori di mandorlo e di pesco, in estate di spighe e di biade, di frutta e di orti, il sole mi “affara”, lo scirocco mi soffoca e le cicale mi assordano, qua e là la neve mi veste di bianco. Sono il fuoco che m’infiamma e l’acqua che mi spegne, sono il vento e la bufera, Tre mari che mi cingono e mi isolano, un vulcano m’innalza fra le nuvole e il suo fuoco sotterraneo mi radica nella terra e fa ardere le mie viscere di violente passioni.

I miei figli mi assomigliano; da sempre generosi, alcuni sono violenti, altri calmi e riflessivi hanno portato il mio buon nome nel mondo, con i miei seni carichi e generosi lì ho sempre nutriti con amore, e con amore ho fatto da nutrice ai figli di altre madri, venuti dal mare per colonizzarmi. Accuditi come figli miei sono rimasti, e nei secoli la loro cultura s’è integrata con la nostra, arricchendo e plasmando i nostri caratteri in maniera indelebile e unica, Poi un re e mille uomini con la forza mi hanno unita al resto d’Italia per attaccarsi avidamente ai miei seni e prosciugarli a discapito dei miei figli; stupri e saccheggi vari camuffati da nobili intenti unitari,

 

Dai miei seni sono nati i monti Sicani, Monti di Trapani, Monti di Palermo, l’Etna….

Dai miei occhi, le lacrime sono diventate laghi e fiumi…Gela, Torto, Irminio, Anapo, Tellaro….

Fra le mie terre sono nate Naxos, Siracusa, Zancle, Katane, Ghelas, Akrai ed Eloro, Selinunte e Himera …Akracas, Kamerina ..Morgantina.

Madre adottiva di Eschilo sono, de i Persiani, de le supplici, di Prometeo Incatenato…

Madre di re e regine sono, madre di cantori e uomini di fede, Madre fiera di Rosalia, di Agata, Lucia, Nicola, oggi voi li chiamate “Santi” santi che per la salvezza dei loro fratelli e sorelle si sono fatti ammazzare.

Madre fiera di Nina Siciliana, di Jacopo da Lentini…

La mia voce l’ho riposta in Giovannella, Carmen, Giuni, Gerardina, Marcella, Gianni, Antonella, Francesca, Silvia, Rosa … si a Balistreri.

 

Di Giovanni Verga sono la Lupa, la Ghà Tana

Di Salvatore Quasimodo sono la poesia.

Di Nino Martoglio sugnu  “u scuru”

 

Di Luigi Pirandello sugnu a giara

 .

I templi e i musei sono la mia ossatura.

Ma piano piano mi state uccidendo, state ammazzando vostra madre.

Le bocche, un tempo ridenti e sagge, lentamente son divenute malinconiche rassegnate e mute, muti con gli occhi che non devono vedere, le orecchie che non devono sentire, le bocche che non devono parlare, i miei figli più poveri sono costretti, con dolore, a lasciarmi. Omertosi, molti non osano più ribellarsi ai fratelli peggiori, svendendo i loro giorni. Altri, invece hanno voluto tenere gli occhi, le orecchie e le bocche aperte. E per ciò sono morti eroi di un’isola eroica.

 

Oggi, nonostante i miei seni inariditi e stanchi, continuo a fare da nutrice ai figli di altre madri sfortunate che salgono al sud d’Italia e approdano sui miei larghi fianchi in cerca di fortuna. Faccio quel che posso per nutrirli, e spero che facciano altrettanto le madri che accolgono i miei figli costretti ancora a salire più a nord in cerca di migliore sorte. E ora che i miei seni sono aridi, stanchi e le identità smarrite, alcuni italiani mi vogliono separare ancora da loro e rendere i miei figli sempre più uomini senza destino.

Io amo i miei figli perché le loro diverse anime le porto sempre con me, nel bene e nel male. E come le onde del mare che s’infrangono sulle rive vanno e vengono in un infinito rivenire, così i miei figli arrivano e poi se ne vanno, lasciando in me un’immensa ricchezza che non avrà mai fine.

Oggi voi, figli miei, avete perso la speranza ma io no. Le mie forze cadono ma il mio amore per voi è sempre forte, e stasera vi voglio ricordare chi siete voi, perché io sono la speranza, io son il vostro cuore, io sono la vostra anima, io sono la vostra voce… io sono la SICILIA”.

Queste le ultime parole della Sicilia, io sono il vostro cuore, la vostra speranza, la vostra anima, parole così cariche di infinite sensazioni di onestà, che non possono essere ricordate da uomini ipocriti che affollano la nostra cultura italiana. La voce di uomini siciliani che si sono venduti ai dettami dei nostri colonizzatori, non possono continuare a riempire i nomi delle nostre vie cittadine, visto che si sono prodigati a cancellare la nostra storia vera, assieme alla nostra dignità intellettuale e morale e come se volessimo uccidere e stuprare ancora una volta la nostra cara madre terra, la Sicilia.

Degli uomini di cultura, che hanno avuto dignità intellettuale, oggi non ne conosco nessuno ma di quelli che vissero nel periodo dei fatti storici, quelli che stonano incredibilmente, sono il nostro grande verista Giovanni Verga, Luigi Capuana, Luigi Pirandello più recente, che molto vicini ad Alessandro Manzoni, a Giosuè Carducci, a Giovanni Pascoli, al grande De Sactis che faceva parte del primo governo Ricasoli del 1860, con il Manzoni e Cavour, non possiamo assolutamente dimenticare di avere sostenuto in parlamento, l’approvazione della legge Pica, la soluzione finale dei meridionali e la chiusura della scuola pubblica nel meridione, per concentrare la spesa pubblica solo ed esclusivamente al nord, senza tenere conto della grande sfida tra Garibaldi e Cavour sulle guerre fratricida. Il Manzoni allora non sentì e lasciò correre e tacque all’infinito.

Però si preoccupò ipocritamente di farci piangere con le preghiere di Lucia, allo Innominato, il Carducci con “Pianto antico” e il Pascoli con “La cavallina storna”, mentre il Generale Cialdini uccideva, stuprava, anche sacerdoti, saccheggiava chiese ed intere città e con Vittorio Emanuele II era preoccupato di come uccidere 5 milioni di impiegati del Regno delle due Sicilie e quasi centomila militari sbandati del regno tra ufficiali e soldati. Il Manzoni e il De Sanctis, come hanno votato sulla legge Pica e sulla soluzione finale dei meridionali? Forse erano assenti e perciò non hanno avuto la possibilità di parlarne nei loro scritti sulla letteratura da tramandare ai posteri o perchè erano obbligati a tacere, solo perché i posteri non dovevano sapere niente sui fatti storici criminosi dei Savoia, tranne del brigantaggio, perché quei fatti dovevano essere solo cancellati.

Questi sono i grandi uomini della letteratura italiana che abbiamo studiato e osannato.

W l’Italia unita, la stirpe selvaggia dei Savoia e gli insegnamenti sbagliati della cultura italiana ipocrita e prezzolata.

1 commento

  1. Chissà se per Maria Giannone a compiere “stupri e saccheggi vari” a danno della Sicilia furono anche Vincenzo Tignino, Gaetano Antinori, Giovanni Martinez, Giovanni Musumeci, Carmelo Romano, Felice Paino, giovani gelesi che si arruolarono nell’armata garibaldina.
    A Terranova già nel 1862 funzionavano quattro classi di scuola elementare maschile e una femminile, cinque anni dopo le classi erano diciotto, nove maschili e nove femminili: ma per Maganuco le scuole al sud erano tutte chiuse. Sarà per quello che c’è chi ancora oggi stenta con la sintassi?

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